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[RACCONTO] addio
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ousmanneh
racconto scritto nel novantanove dopo un viaggio a dublino. l'ho fatto leggere a tanti, mi andava di postarlo anche qui.



RACCONTO - ADDIO

Il buio a volte ti permette di scorgere molto più in la che un sole estivo di mezzogiorno, forse perché a livello inconscio associamo ad esso il consiglio che la notte porta con sé. Comunque in quella sera invernale, fredda e apparentemente sconclusionata, lui si era trovata la verità sbattuta in faccia come uno schiaffo ingiurioso ed inizialmente ne era rimasto perplesso.
'Non può essere tutto racchiuso in una parola', aveva pensato.
Poi tutto quanto il disegno gli si stava formando nella mente come quei giochi della settimana enigmistica in cui devi unire i puntini, ed allora si era messo a ripensare all'estate e a canticchiare 'Scar tissue that I wish you saw….' con così tanta musicalità da rimanerne sorpreso, non essendo mai stato molto intonato.
Inserire l'estate in un contesto così freddo e solitario inizialmente gli sembrava addirittura blasfemo, tanto da sentirsi quasi in dovere di abbandonare l'erba della splendida collina sulla quale mentalmente si era già sdraiato, e che costituiva forse il luogo ideale in cui riporre tutto ciò che lo riconduceva al luglio passato. Piano piano stava riuscendo a ricostruire i volti che aveva visto e le rispettive voci, anche se alcune gli apparivano un po' distorte da come realmente dovevano essere, e gli sembrava di poter sentire il profumo dell'erba fresca e del vento mischiarsi con i colori della sera ed i canti degli amici. Ogni tanto era convinto di accarezzare il sapore della birra scura che i compagni si passavano da una mano all'altra, come un sacro calice dal quale attingere verità e reale amicizia.
Per un attimo i suoi occhi avevano ripreso vita, e si erano posati su dei fogli di carta che, trascinati dalla brezza, erano precipitati tra le rotaie del metrò: istintivamente collegò i suoi pensieri a quegli esanimi corpi sballottati nell'aria, ed in seguito perfezionò la sua metafora auto-definendosi uno di essi. Gli piaceva associare ad eventi senza senso un significato complesso e simbolico fino a renderli descrittive cornici della sua esistenza, ma questo gli riusciva davvero bene solo quando era particolarmente confuso e smarrito, come quella notte. Provò allora a chiedersi il significato di tutto ciò che stava facendo e dello sfondo surreale che ricercava, associando a quell'ultima parola tutto ciò che gli sembrava adatto. E allora via con ripidi tappeti di verde intenso sui quali rotolarsi senza pensare a niente e, terminata la corsa, guardare la città ricoperta di luci e di magia, vedere le persone grandi come pulviscoli e riconoscerci innamorati, giovani ragazzi ubriachi e liberi, vecchi stanchi, puntini circondati da aloni aurei. Adesso gli sembrava di iniziare a cogliere il significato più profondo di quella parola, e ciò che più lo feriva era non riuscire a spiegarselo se non accettandolo come un'intuizione improvvisa e vigorosa, che come un'onda lo riempiva e poi svuotava ritmicamente.
Forse per la prima volta si sentiva sicuro di ciò che pensava, cosa che lo rendeva euforico e gli rischiarava la via da percorrere. Ripensava alla parola che quegli occhi gli avevano sussurrato poco prima di sparire e man mano vedeva intorno a sé che tutto ciò che dal suo viaggio aveva raccolto in un fagotto gli si stava sistemando intorno, creando uno schermo grazie a cui ogni cosa gli appariva nitida e lucente e la cui aria infondeva un idilliaco calore.
Si alzò, con l'intenzione di porre fine al suo ormai stanco errare. Raccolse tutte le sue forze e si incamminò verso il gelido cielo stellato, trasse fuori dalla sua anima un voce colma di dolcezza e malinconia e, incontrando gli occhi della luna, le sorrise appena, sussurrando 'addio'.

yoruno
Bello, davvero bello! :)

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