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Ancora Fabrizio...
29-11-2007 09:13
»
Stamattina avevo in testa Sidun, non l'avevo mai ascoltata bene, ma anche se e' molto triste la considero una poesia purtroppo molto attuale...

Cito da Wikipedia:
Brano di eccezionale bellezza, una delle perle artistiche di Fabrizio De André. Il testo, poetico e struggente, mostra lo strazio di un padre di fronte alla morte violenta, in guerra, del proprio figlioletto e può essere considerato un bellissimo inno contro la stupidità e l'inutilità di tutte le guerre.

"Sidùn" è la città di Sidone, in Libano, teatro, all'epoca della stesura del disco, di ripetuti massacri durante la guerra civile che sconvolse il paese (campo di battaglia di Siria e Israele) dal 13 aprile 1975 fino al 1991. A farne le spese fu in massima parte la popolazione civile, soprattutto i numerosissimi rifugiati palestinesi.

La canzone è introdotta dalle voci di Ronald Reagan e Ariel Sharon alle quali fa da sfondo il rumore dei carri armati.

« Sidone è la città libanese che ci ha regalato oltre all’uso delle lettere dell'alfabeto anche l'invenzione del vetro. Me la sono immaginata, dopo l'attacco subito dalle truppe del generale Sharon del 1982, come un uomo arabo di mezz'età, sporco, disperato, sicuramente povero, che tiene in braccio il proprio figlio macinato dai cingoli di un carro armato. Un grumo di sangue, orecchie e denti di latte, ancora poco prima labbra grosse al sole, tumore dolce e benigno di sua madre, forse sua unica e insostenibile ricchezza.
La piccola morte, a cui accenno nel finale di questo canto, non va semplicisticamente confusa con la morte di un bambino piccolo. Bensì va metaforicamente intesa come la fine civile e culturale di un piccolo paese: il Libano, la Fenicia, che nella sua discrezione è stata forse la più grande nutrice della civiltà mediterranea. »
(Fabrizio De André)



Sidun

U mæ ninin u mæ
u mæ
lerfe grasse au su
d'amë d'amë
tûmù duçe benignu
de teu muaè
spremmûu 'nta maccaia
de stæ de stæ

e oua grûmmu de sangue ouëge
e denti de laete
e i euggi di surdatti chen arraggë
cu'a scciûmma a a bucca cacciuéi de bæ

a scurrï a gente cumme selvaggin-a
finch'u sangue sarvaegu nu gh'à smurtau a qué
e doppu u feru in gua i feri d'ä prixún
e 'nte ferie a semensa velenusa d'ä depurtaziún
perché de nostru da a cianûa a u meü
nu peua ciû cresce aerbu ni spica ni figgeü

ciao mæ 'nin l'ereditæ
l'è ascusa
'nte sta çittæ
ch'a brûxa ch'a brûxa
inta seia che chin-a
e in stu gran ciaeu de feugu
pe a teu morte piccin-a
User Mood mood: relaxed | Now Playing now playing: Sidun - Fabrizio De André


Commento di ideafix
29-11-2007 09:13
»
Bellissima :D Io di ascoltare De Andre non mi stanco mai :D

Commento di Simbios
29-11-2007 09:13
»
io invece non mi stanco mai della figa

Commento di lallyblue
29-11-2007 09:13
»
@simbios: su questo non c'era dubbio... :asd:

Commento di Serpico
29-11-2007 09:13
»
vabbeh simbios quello era sottointeso... tutti i discorsi che facciamo hanno alla base quello, anche se non lo si dice ogni volta... :asd:

Commento di Simbios
29-11-2007 09:13
»
ah ok scusate. Mi sembrava giusto puntualizzare :D

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