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Confessioni di un segnale
31-08-2006 18:30
»
Raccontino scritto per www.nippi.it

CONFESSIONI DI UN SEGNALE

Grazie a tutti, ma credevo di meritare di più: io sono un’onda
elettromagnetica con anni di onorato servizio alle spalle! E anche la
mia famiglia è illustre: mio nonno telegrafo fu il primo ad operare tra
Roma e Milano, mentre mio padre radio era la voce della guerra e del
dopoguerra. Quanti messaggi in codice portò ai partigiani papà! Io
non meritavo certo questo trattamento! Quando mi fu chiesto di
riconvertirmi al digitale terrestre, ne fui felice : “ Si immagini-
dicevano – farà lo stesso lavoro per portare 220 canali!
Due-cen-to-ven-ti!!!! Si rende conto? E inoltre, qualità migliore,
interattività, alta definizione, portabilità bla bla…. Tutti entusiasti da
morire, soprattutto quello basso che prima non aveva i capelli. Fu lui
a pagarmi di tasca sua (almeno credo)il corso professionale che
convertì un vecchio professionista della tv analogica come me al
digitale terrestre.

Ero entusiasta: 220 canali in più, con la stessa fatica! Avrei
finalmente dato voce a tutti quelli che prima non l’avevano! Avrei
finalmente trasmesso i film più belli, anche quelli in bianco e nero,
senza essere ossessionato dalla prima serata o dagli ascolti! E’
vero, già da prima c’era il satellite, ma io soffro di vertigini, e mi
spaventava arrivare tutti giorni fino a cinquantamila chilometri di
altezza, senza contare che sopra l’atmosfera si incontrano certi
raggi cosmici con le facce brutte, un po’ pericolosi.

Effettivamente riuscivo a fare lo stesso lavoro di prima in un baleno,
e fu questo l’inizio dei miei problemi. Prima, per portare la tv
analogica, mi toccava faticare talmente tanto che non avevo mai
avuto il tempo di guardare le mie trasmissioni. Con il digitale
terrestre riuscivo a rilassarmi e ad accorgermi finalmente del
pattume che stavo trasportando. Ero attonito, ma mi dissi“ Stai
calmo, non possono certo esserci solo chiacchiere, sederi e reality.
Cambia canale, ce ne sono talmente tanti, vedrai che almeno uno ti
piacerà!”. Li girai tutti, ed erano tutti assolutamente uguali.
Proiettavano le stesse cose, solo ad orari dilazionati. Serie tv
stravecchie, quei quattro orrendi cartoni animati, i cosiddetti
“filmoni” pieni di effetti speciali, rotocalchi, varietà gonfi di niente, e ,
dulcis in fundo, il calcio!

Già prima c’era ad ogni ora del giorno e della notte. Adesso si può
anche pagare per vederlo.Questa non me l’avevano detta, ma nel
frattempo sono anche diventato una prostituta di basso bordo: per
tre euro mi costringono a soddisfare le loro squallide voglie di altro
calcio in endovena, fino alla sospirata overdose finale.


E io che sognavo teatro, musica, cultura, opera, cortometraggi, io
che volevo udire le voci dei disperati che prima non si udivano. I 220
canali sono serviti solo a moltiplicare all’infinito la stessa voce, e a
renderne l’eco ancora più fastidioso. Tutte le voci più flebili sono
state definitivamente sovrastate.


Io sono stanco, e non appena potrò, me ne andrò via, in pensione.
La mia unica speranza per il futuro è mio figlio, che per fortuna non
ha seguito le mie orme. Lui lavora come pacchetto IP per Internet! E’
il primo della nostra generazione che non trasmette la voce dei
giornalisti, dei politici o dei padroni, lui porta avanti la voce di tutti.
Lui non farà monologhi, come me e mio padre, lui fara vedere le
persone del mondo, e le farà parlare tra di loro!

Spero solo però che quelle persone abbiano ancora qualcosa da
dirsi….


di Francesco M. De Collibus



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