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Desmo |
.precettore.
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 10 hp
Avevo già pubblicato questo post su un altro sito e forse chi è appassionato delle due ruote lo ha già letto. Ho sempre presente questo momento che spero lasci pensare chiunque e che comunque porterò sempre con me.
Non voglio insegnare nulla a nessuno.
"Come fanalino di coda scendevo inseme ad altri amici dal passo del Penice direzione passo del Grallo.
Non avevo fretta ne tantomeno voglia di gas. Il distacco dal penultimo aumentava curva dopo curva. Lo vedevo sempre piu lontano. L'asfalto sembrava dirmi "....hai visto che sono vecchio e stanco......vedi tu....". Ad un tratto in lontananza vedo arrivare una curva, una come tante, ma una come poche con quei fiori che ricordano uno che quella curva non e' riuscito a finirla. Aveve pero' qualche cosa di strano quella onoranza. Piu la raggiungevo piu la mia attenzione si rivolgeva a quella disgrazia della quale non sapevo nulla ma che potevo immaginare. Freno. Fermo la moto sul cilio della strada. Scendo. Scorro uno ad uno i ricordi degli amici. Saponette con dedica incise sopra, pensieri scritti su carte ormai sbiadite. Fiori. Piccoli pacchetti e penso a regali mai fatti. Un pezzo di carena con la scritta Yamaha. Una foto e' ancora riconoscibile. Un ragazzo e una ragazza. Non so perche' ma vedo in lui lo sventurato. Solo in lui. Nel ripensarci ora mi viene da dire....almeno lei speriamo di no....
Dalla foto scorgo quel tenero affetto che tra una ragazza e un ragazzo puo nascere. Quello che era e che non e' piu. Quello che quando c'e` e' bello viverlo ma anche quello che si e' bruciato in un non nulla.
Quello che hai e che in un attimo ti tolgono o si perde come la vita.
Penso al nome, scorgo qua e la ma mi rendo conto che poco importa. Volgo lo sguardo alla mia sinistra e vedo la mia moto. Li ferma. Mi rendo conto come alle volte sia splendido scorrazzare ma come puo diventare rischiso. Riguardo la foto. Guardo gli occhi di lei. Potessi fare qualche cosa per poterli riportare al momento di quel click ma immediatamente ritorno con i piedi per terra. Non sono un Dio ma un mortale anche io.
Era venuto il momento di andare. Salgo sulla mia moto. Accendo. Prima. Parto e vedo dagli specchietti allontanarsi quella curva, quella disgrazia, quella che era una vita.
Non guidavo io. Per una alcuni chilometri era come se guidasse lui. Gas, cambio, piega. Lentamente sono ritornato alla mia realta, me stesso, ma proprio piano piano.
Addio motociclista. Dannata sventura. Disgrazia maledetta. Atroce sofferenza per chi ti ha visto andar via e che e’ rimasto senza di te.
Mi dispiace. Non ho parole ma solo la voglia di scrivere quanto ho visto e provato. Portero questo ricordo sempre con me.
Raggiungo gli altri che nel vedermi arrivare mi hanno accolto con sorrisi che si intravvedevano sotto i caschi e alcuni con battute di scherno. Non gli dico nulla e rispondo a tono contraccambiando i sorrisi.
Nel ripartire gustai il piacere di averli intorno a me. Non mi andava di staccarli dando di gas ne di rallentare.
Ormai cominciava a fare freschetto.
L'asfalto non parlava piu.
Ero sulla via del ritorno"
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...fantasie, fantasie che volano libere
fantasie che a volte fan ridere
fantasie che credono alle favole...favole...favole!!
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Desmo
