[Iraq] Come è andata probabilmente...
Posted by drakend on 15-11-2004 17:08
Ho letto questo articolo oggi che spiega probabilmente la rapida caduta di Baghdad improvvisamente. L'articolo l'ho letto qua:
http://www.reporterassociati.org/in...rticle&sid=4465


Iraq, aprile 2003: una bomba a neutroni esplode nell’aeroporto di Baghdad… Print E-mail
di redazione
15 Nov 2004
Riceviamo da una fonte autorevole che desidera mantenere l’anonimato
Mosca, 15 Novembre 2004. Non ci sono certezze. Eppure, sembra proprio che sia accaduto: nella “battaglia dell’aeroporto”, come ancora oggi vengono chiamati i terribili scontri avvenuti nei primi giorni di aprile del 2003 nell’aeroporto internazionale Saddam Hussein di Bagdad, i militari Usa dopo aver subito pesantissime perdite – forse centinaia di umini uccisi, letterlamente fulminati da scariche elettriche da 11mila volt - avrebbero aver fatto uso di una piccola bomba atomica. Una bomba a neutroni. L’esplosione avrebbe provocato istantaneamente un flusso intensissimo di neutroni, una vera e propria ventata di radioattività, che riuscì a cancellare ogni forma di vita, provocando un campo elettromagnetico di così grande intensità da portare alla liquefazione le linee elettriche e telefoniche dell’intera area dell’areoporto.

La contaminazione radioattiva è di durata relativamente breve. Se così è stato — e non una superbomba Moab, per esempio — si tratterebbe della prima volta in cui questo tipo di arma è stato usato in un ambito tattico di battaglia, esclusi forse utilizzi in Afganistan o nella Prima guerra del Golfo sui quali però non si sa nulla. E se così è stato, la Coalizione dovrebbe spiegare per quale motivo ha usato un’arma di distruzione di massa in una guerra che negli intenti ufficiali serviva proprio a combattere le armi di distruzione di massa.

Non sappiamo con esattezza quando (e se) l’ordigno sia stato usato: con ogni probabilità fra il 5 e il 6 aprile. Come per Hiroshima e Nagasaki, anche in questo caso potrebbe essere attribuito alla Bomba il crollo del regime. Avrebbe fatto strage di militari iracheni, pare circa 10mila sulle 23mila guardie repubblicane impegnate nella battaglia per riconquistare lo scalo, ma anche di moltissimi militari statunitensi. Troppi elementi — che descriveremo analiticamente più sotto — concorrono per confermare la voce sull’uso di un’atomica nell’aeroporto, raccolta da indicazioni discrete e rimbalzata senza clamore su alcuni giornali nel mondo.

Elementi come l’improvvisa liberazione dell’aeroporto, dopo giorni di scontri sanguinosissimi, e la sostanziale sparizione istantanea di un’intera divisione irachena che combatteva per riconquistare lo scalo, come l’immediato crollo del sistema iracheno di difesa e l’entrata delle forze della Coalizione in una Bagdad allibita e silenziosa, come il blackout elettrico e telefonico che ha accompagnato la presa dello scalo aereo.

Elementi come le testimonianze di fosse comuni scavate nell’area e come la decontaminazione del suolo dell’aeroporto.

Elementi come la sostanziale impossibilità di usare per settimane l’intero scalo, limitantone la fruibilità a poche aree, per arrivare all’intero recupero solamente molti mesi dopo.

Elementi come la fuga della delegazione russa da Bagdad e l’assalto di una squadra armata non identificata contro la colonna russa in fuga: i russi erano i soli che, con i loro satelliti e le intercettazioni, sapevano che cosa esattamente stesse accadendo.

Tant’è che Condoleeza Rice dovette fare una visita-lampo a Mosca per spiegare qualcosa al Cremlino, mentre Bush dovette telefonare a Putin per giustificare qualche cosa. Ma di indicazioni ce ne sono altre, molte altre.

La strage elettrica

Dall’indagine alla ricerca di dati e di documenti, è emerso un tragico scenario di quella battaglia. Uno scenario di agguati e di stragi. Come sarebbe accaduto quando i ragazzi delle forze statunitensi racchiusi nell’aerostazione sarebbero stati uccisi in massa dagli iracheni, i quali avrebbero allagato le sale dell’edificio e hanno fatto passare nell’acqua una scarica di corrente a 11mila volt.

In quella Battaglia dell’Aeroporto per esempio fu distrutto quasi completamente il 3° del 7° Cavalleggeri. Eppure, i mezzi di comunicazione avevano descritto gli avvenimenti in modo confuso e discordante, e soprattutto non avevano parlato delle considerevoli perdite statunitensi. Non sappiamo specificare quando accadde, e se accadde, l’episodio terribile della scarica elettrica. Probabilmente nella notte fra il 4 e il 5 aprile, o nella notte successiva. Due piani della zona passeggeri erano sotto il controllo statunitense. Ma gli iracheni occupavano ancora la zona Vip e gli edifici dei servizi aeroportuali, dove si trovano le valvole per la distribuzione idrica anche nell’area passeggeri liberata dagli statunitensi.

Nella notte, fu pompato petrolio nel primo piano, mentre comandando le valvole della distribuzione potabile gli iracheni allagarono d’acqua il piano terreno dell’aerostazione passeggeri. Quindi, con alcuni cablaggi in alta tensione, venne attivata nell’acqua che allagava le sale pesseggeri una corrente elettrica a 11mila volt. Poi fu innescato l’incendio del petrolio. I soldati statunitensi balzarono di scatto scendendo le scale, e finendo in mezzo all’acqua elettrificata: fu una strage. Non è possibile sapere quanti ragazzi morirono in questo modo.

È invece a questo fatto che potrebbe essere attribuito il blackout di Bagdad di quella notte. Forse fu questa terribile strage, gli Stati Uniti decisero di passare alla bomba ai neutroni. Solamente in quel momento, insieme con il blackout delle telecomunicazioni irachene, è crollata la resistenza del Governo di Hussein, quando la Guardia repubblicana ha comunicato al vertice militare del bartito baathista l’utilizzo di quell’arma terrificante. A quel punto, la resistenza del Governo di Hussein è collassata e i carri statunitensi sono entrati nella capitale. Poi l’aeroporto internazionale di Bagdad è rimasto chiuso per mesi, e solamente nove mesi dopo il 9 aprile ha ripreso la sua piena funzionalità.

La cronaca dei fatti

La Battaglia dell’Aeroporto di Bagdad cominciò il venerdì notte, era il 4 aprile 2003. Ma ricostruiamo il seguirsi degli eventi. Il tempo usato è il presente storico. Durante la notte fra il 29 e il 30 marzo trenta parà dell’82a Airborne, insieme con militari delle unità per le operazioni speciali dell’esercito, s’inoltrano nell’Aeroporto internazionale Saddam Hussein per tentarne la presa con un colpo di mano.

Un’operazione non riportata dalle agenzie internazionali, e forse finita in un insuccesso per le forze di liberazione. Sono passati alcuni giorni e sembra tutto in regola, la mattina del 3 aprile 2003. Tutto tranquillo. Le forze statunitensi di liberazione appaiono ancora lontane e l’Ansa-Afp scrive che "anche se nessun aereo è arrivato o partito dall’aeroporto dal 19 marzo, la vigilia dell’inizio della guerra, gli impiegati continuano normalmente il loro lavoro, ha detto al-Jaburi, aggiungendo che radar e altre installazioni dello scalo sono stati colpiti nei primi giorni di conflitto, ma l’aeroporto è adesso sicuro".

Sono le ultime ore di tranquillità. Nel corso della giornata cominciano i primi combattimenti fra l’avanguardia della Coalizione e i piccoli distaccamenti iracheni di presidio. La Reuters — il cui inviato Luke Baker è al seguito della terza divisione di fanteria — dice che i distaccamenti statunitensi non stanno incontrando resistenza: "Non possiamo ancora fare un bilancio della battaglia, ma i soldati non hanno incontrato alcuna resistenza finora", dice Baker.

I comandi iracheni sembrano impreparati, colti di sorpresa; non hanno predisposto alcuna forma di difesa dello scalo: non più di due o tre compagnie, senza armi pesanti, a guardia di appena una leggera linea di trinceramenti attorno al perimetro dell’aeroporto. L’emittente televisiva statunitense Abc conferma che le forze della terza divisione Usa hanno preso il controllo dello scalo, mentre l’agenzia Associated Press dice che ci sono tiri di artiglieria e che tutta l’area della capitale è al buio.

La mattina del 4 aprile corrono verso l’aeroporto i mezzi della 1a brigata dela 3a divisione di fanteria meccanizzata. Sui piazzali, qualche vecchio velivolo e un aereo di linea — forse delle linee giordane — che non avevano fatto tempo a decollare quando gli Stati Uniti avevano annunciato il blocco dei voli all’inizio delle operazioni. Il comando della Coalizione, ancora in Qatar, non si fida ancora. Impone che lacolonna che sta affluendo verso lo scalo venga affiancata per protezione, mentre chiede una ricognizione aggiuntiva per verificare la presenza di truppe nemiche nell’aeroporto: la liberazione della struttura potrà avvenire solamente dopo che le squadre di ricognitori avranno comunicato direttamente e personalmente al quartier generale un rapporto dettagliato della situazione.

Intanto a Bagdad sono gli ultimi giorni del regime sanguinario di Saddam Hussein, e il pittoresco ministro iracheno dell’informazione, Mohammed Sahhaf, davanti alle telecamere annuncia fra due giorni la strage di statunitensi. A mano a mano che le ore passano, la colonna statunitense continua ad affluire nello scalo, mentre si attende che arrivino con materiali e mezzi gli elicotteri della 101a Airborne, i quali cominciano a dare manforte ai commilitoni. Ma l’afflusso di armi pesanti è paralizzato dalle cannonate di grosso calibro che cadono sulla zona: gli iracheni tirano sulle vie di collegamento per impedire le manovre ai militari della Coalizione.

Nel frattempo, fin dalle 8 del mattino, piccoli gruppi di miliziani attaccano le postazioni controllate dai militari della Coalizione, e vengono dispersi dall’intervento di carri e autoblinde. Nell’aeroporto ci sono unità della 1a brigata, un paio di battaglioni appoggiati da artiglieria, per circa 3mila uomini, 60 carri e una ventina di cannoni. La 2a brigata del 3o meccanizzato si accosta alla periferia della capitale e si colloca vicino allo svincolo delle autostrade per Amman e per Karabela; un battaglione con batterie d’artiglieria si colloca oltre lo svincolo sud dell’aeroporto, verso abu-Harraib.


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