Originally posted by Repubblica Dal Papa un appello a favore dell'indulto ROMA - Undici pagine per chiedere ai governanti del mondo un gesto di indulgenza verso i "milioni di fratelli e sorelle" che sono in carcere. Chi si aspettava che Giovanni Paolo II rilanciasse il tema dell'amnistia o dell'indulto in vista del giubileo dei detenuti, che si terrà il 9 luglio, è stato accontentato e l'appello del Pontefice deflagherà nel dibattito politico italiano come una bomba. Papa Wojtyla, nel suo messaggio pubblicato oggi, non ha mai nominato, per evidenti motivi diplomatici, né l'amnistia né l'indulto ma, al di là delle prudenze politiche, il messaggio arrivato dal Vaticano è stato chiaro: serve un segno di clemenza, "una riduzione pur modesta delle pena" per tutti i detenuti. Un indulto, insomma. "Una riduzione, pur modesta, della pena - scrive Giovanni Paolo II - costituirebbe per i detenuti un chiaro segno di sensibilità verso la loro condizione, che non mancherebbe di suscitare echi favorevoli nei loro animi, incoraggiandoli nell'impegno del pentimento per il male fatto e sollecitandone il personale ravvedimento". Nel messaggio, Giovanni Paolo II chiede ai responsabili politici un "mutamento di mentalità" verso la condizione dei detenuti e a li esorta a non perdere "l'occasione del Giubileo". Non è solo - afferma - con "la forma punitiva" che si combatte la delinquenza; occorre - spiega Wojtyla - "un maggior riscorso alle pene non detentive", mentre vanno abolite tutte quelle "norme contrarie alla dignità e ai fondamentali diritti dell'uomo". "Astenersi da azioni promozionali nei confronti del detenuto - insiste il pontefice - significherebbe ridurre la misura detentiva a mera ritorsione sociale, rendendola soltanto odiosa". Per rendere più forte il suo appello Giovanni Paolo II si sofferma a descrivere la situazione delle prigioni. Sovraffollamento, condizioni di vita "precarie, per non dire indegne dell'essere umano", in cui vivono milioni di detenuti nel mondo. "I disagi e le fatiche vissute nel complesso mondo della giustizia e, ancor più, la sofferenza che proviene dalle carceri testimonia che ancora molto resta da fare", scrive il pontefice. La forma punitiva, spiega, riesce solo in parte a far fronte al fenomeno della delinquenza, anzi "i problemi che crea sembrano maggiori di quelli che tenta di risolvere". La ricetta di Wojtyla per modificare la situazione è presto detta. "Occorre adoperarsi - è scritto nel documento - per creare situazioni nuove di riscatto per ogni situazione personale e sociale. Astenersi da azioni promozionali nei confronti del detenuto significherebbe ridurre la misura detentiva a mera ritorsione sociale, rendendola soltanto odiosa". Wojtyla rilancia anche un accenno contro la pena di morte quando chiede che vengano espulse dalla "legislazione degli Stati le norme contrarie alla dignità e ai fondamentali diritti dell'uomo", e spera in maggiori diritti legali per i più poveri. Insomma un'analisi a tutto campo quella di Wojtyla che si conclude con un appello: "L'accoglimento di questa proposta da parte delle autorità responsabili costituirebbe anche un segno eloquente del progressivo affermarsi nel mondo , che si apre al terzo Millennio cristiano, di una giustizia più vera, perchè aperta alla forza liberatrice dell'amore". (30 giugno 2000)
ho controllato, c'è pure quella